lunedì 29 luglio 2013

Confratelli: Ultimo avamposto a difesa della Tradizione

Succede a Taranto, un tempo capitale della Magna Grecia,  simbolo di Forza e Civiltà nel Mediterraneo, che la Storia si diverte con il  destino, riservandole un inesorabile, lento declino. Da terra di conquistatori si trasforma in terra di conquistati. Distrutta e ricostruita per una dozzina di volte, i cittadini dell’antica capitale della Magna Greci per secoli ne vedono e ne subiscono di tutti i colori. Nel periodo più buio, in un momento in cui pestilenze e carestie minacciano il territorio, nascono anche a Taranto le confraternite, che favoriscono il diffondersi del messaggio cristiano. Succede che nel 1765 nacque la processione dei Misteri ad opera della Confraternita del Carmine, che più delle altre si distingueva per zelo e devozione. Ora orgoglio e vanto della città.
Un rito perpetrato con fede e devozione, tramandato  di padre in figlio, di generazione in generazione nel segno della tradizione con immutata puntualità.

La foto che ha scatenato la reazione civile dei Contratelli del Carmine
Succede che questa mattina,  a Taranto, c'è stato un tentativo di villipendiare,  di strumentalizzare un sacro abito, una Confraternita, una tradizione secolare da parte di un'associazione, che per la realizzazione di un documentario sull'Ilva decide di vestire una donna con il burka e ed un uomo da confratello, con l'intenzione di fargli indossare l'abito della Confraternita del Carmine con tanto di mozzetta e sacro scapolare.
Questo ha toccato le corde e la sensibilità a chi in quel sacro abito, in quelle Tradizioni, in quei valori ci crede e ne ha fatto una ragione e uno stile di vita. Pertanto un manipolo di confratelli, Tradizionalisti, in termini decisi ma civili, spontaneamente, dalle prime luci dell'alba ha deciso di fare scudo e arginare l'ennesimo oltraggio da parte del mondo relativista e progressista, l'ennesimo attacco che oramai le nostre Tradizoni stanno subendo da tutte le parti. 
Il perentorio intervento di questi confratelli ha impedito che il nostro abito venisse coinvolto in questa carnevalata, i quali hanno permesso, comunque, di  far terminare il lavoro senza l'utilizzo della "mozzetta" e del "sacro scapolare".



Il notro abito in prima pagina
La Reazione

Risultato della nostra Azione: Il nostro abito non è stato profanato.
Ecco l'Anonimo Incappucciato

domenica 28 luglio 2013

La Vandea Italiana - La storia dimenticata dei Martiri che difesero l'Italia



 È il 1796: il giovane generale Napoleone Bonaparte guida l'esercito rivoluzionario francese contro le potenze monarchiche europee, ed invade l'Italia.
L'intero popolo italiano insorge in armi contro l'invasore giacobino, terrorista repubblicano e ladro. Da quel momento, per diciotto lunghi anni, in tutta le penisola, il popolo, il clero e buona parte della nobiltà ancora sana e non corrotta dall'infezione illuminista, condurrà una vera e propria crociata in nome dei valori della civiltà, della tradizione, in difesa della società cattolica e monarchica. Proprio come nella francese Vandea, proprio come avverrà in Spagna.
Questa pagina di storia italiana, mistificata e volutamente occultata, del tutto sconosciuta al grande pubblico ed inesistente in qualsiasi manuale scolastico, viene qui presentata armoniosamente, basandola su un materiale storico vastissimo.
Ne scaturisce un quadro meraviglioso d'eventi epici e drammatici che coinvolgono l'Italia intera, dal Tirolo alla Sicilia: le "Pasque Veronesi", la rivolta di Lugo, la spedizione del cardinal Ruffo, l'armata aretina, la rivolta dei Lazzari, la guerriglia in Liguria e Piemonte, condotti da uomini eroici come Fra' Diavolo, lo Sciabolone, il Rodio, fino ad arrivare all'eroe per antonomasia di tutta la Controrivoluzione antinapoleonica, il tirolese Andreas Hofer e senza dimenticare lo spirito e l'esempio di grandi santi come san Gaspare Bertoni, san Gaspare del Bufalo, Pio Brunone Lanteri e Amadio Bertoncelli.
Una nuova pagina di storia, tutta da riscoprire, da compiangere e da riscrivere.

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venerdì 26 luglio 2013

VON THRONSTAHL - Democrazia in crisi


Venerdì Sera Musicale !
Con questo post Vi propongo di ascoltare uno dei miei gruppi musicali preferiti: i Von Thronstahl. Il brano che ascoltate (Dressed in Black Uniforms) con immagini della Guerra civile spagnola, è una riuscitissima cover di Walked in Line dei miei cari Joy Division. 
Gruppo cattolico tedesco neofolk abbastanza provocatorio i Von Thronstahl, nel panorama europeo, si posizionano senza dubbio tra i migliori nel loro genere nel panorama musicale contemporaneo.
Quella che segue è uno stralcio di una intervista tratta da www.darkroom-magazine.it per la recensione del loro album SACRIFICARE dove emergono, forse, le coordinate ideologiche del loro leader Josef K, uno degli ultimi eroi tragici, di certo una tra le persone più interessanti dell'underground marziale: puro stile romano, diceva qualcuno...
Buon Ascolto !
IL TRADIZIONALISTA


VON THRONSTAHL
Democrazia in crisi
Di Michele Viani
  • Il titolo "Sacrificare" è in lingua latina: perché questa scelta, e di cosa trattano le tue liriche?

    "Mi piacciono sia il latino che la parlata e i suoni dell'italiano. Il significato di questo titolo riguarda il sacrificio: nei tempi attuali il concetto di 'sacrificare' sembra sia stato dimenticato, e rappresenta l'opposto del ben noto egoismo odierno."
  • L'artwork della copertina è interessante: qual è il suo significato, e in che modo è connesso al contenuto dell'album?

    "Innanzitutto l'artwork ha una valenza artistica e parla da sé: probabilmente l'arte può dire molto più delle parole, ma in particolar modo certa arte neoclassica può essere in grado di esprimere che "io non faccio parte di questo mondo attuale", e questa espressione non ripone certo le proprie speranze nella democrazia occidentale. Mi piace l'arte totalitaria: è più vicina alla vita e alla morte e più vicina allo spirito."
  • Nella tua ottica l'età della democrazia è un'età di decadenza, nonché un periodo segnato da discussioni infinite (messaggio tratto in particolare dalla traccia d'apertura di "Sacrificare"). Secondo te quali sono le ragioni dell'attuale declino della società occidentale? E chi (o cosa) può essere indicato come colpevole di questa situazione?

    "Democrazia è sinonimo di decadenza, di nulla, è una briciola nella realtà attuale, una frazione di un momento, una perdita di tempo, una malattia del mondo e del tempo. È un tradimento. Un totale tradimento."
  • In che modo possiamo modificare o interrompere questo periodo storico negativo? Qualcuno definisce la nostra era come quella del Kali Yuga...

    "Con pazienza e compostezza, senza violenza, combattimenti, politica o ricevimenti. Solo pazienza, compostezza e il buon profumo di un cappuccino, di un whiskey, di un bicchiere di vino e la fiducia nei piani divini."
  • Di questi tempi la parola democrazia è abusata dalla classe politica. Cosa significa questo termine nel pensiero di Von Thronstahl?

    "Come ho detto 'democrazia' significa declino, decadenza e tradimento. Il governo delle nullità e di nessuno."
  • Dall'album emerge una certa avversione agli Stati Uniti, in particolar modo nella traccia "Gloomy White Sunday" ("and such a calm before the next Wall Street crash"), in opposizione alle bellezze europee (Roma, Parigi, Lago di Garda). Da cosa nascono le tue critiche verso gli States e loro linea economica?

    "Amo il gothic americano, il rock'n'roll, il punk e la roba western che proviene dagli Stati Uniti, ma disprezzo il modo di intendere la democrazia in America, disprezzo le loro menzogne riguardo la libertà, la loro aggressività, la loro bramosia e la loro avidità. Da parte mia non c'è odio, sono solo contrario al loro potere politico e al loro tentativo di dominare il mondo tramite pupazzi idioti e animatori di sorta."
VON THRONSTAHL
"Certa arte neoclassica può essere in grado di esprimere che "io non faccio parte di questo mondo attuale", e questa espressione non ripone certo le proprie speranze nella democrazia occidentale. Mi piace l'arte totalitaria: è più vicina alla vita e alla morte e più vicina allo spirito."
(Josef K.)

  • Che tipo di sensazioni riesce ad ispirarti oggi la vecchia Europa? Come mai in "Gloomy White Sunday" menzioni esattamente un luogo come il Lago di Garda?

    "Oh! Al Lago di Garda ho passato meravigliosi momenti mediterranei, secondi, ore, giorni e notti. Al Grand Hotel a Gardone ero un po' fuori luogo: è senz'altro un bel posto, ma sembra che i vecchi ricconi europei (specialmente gli inglesi) si riuniscano in questo albergo per morirci dentro. O Villa Feltrinelli: che bellezza, che gusto! Ma, alla fine, triste. Non c'è gente grandiosa nemmeno lì: tante persone ricche e piene di soldi, ma senza gusto. Bisogna cercare altrove il vero valore spirituale. L'Europa è qualcosa di prezioso, ma non c'è molta gente in grado di riconoscerne la bellezza. Alla fine, credo comunque che nel vecchio continente sia ancora vivo un po' di SPIRITO ROMANO ."
  • Come hai conosciuto Damiano Mercuri, autore delle musiche di "Gloomy White Sunday"? Come è nata la vostra collaborazione artistica?

    "Cinque anni fa ho saputo che c'era una specie di concerto più serata nei pressi di Pordenone. Lars, Raymond ed io avevamo tempo a disposizione, soldi e desiderio d'avventura utili per vedere Rose Rovine E Amanti e respirare l'aria italiana, così abbiamo fatto un piccolo tour attraverso il Nord Italia, e assistere al concerto di Damiano è stata per noi una rivelazione: è un ottimo musicista ed ha un gran carattere. Ecco come abbiamo conosciuto Damiano in qualità di chitarrista, di italiano, di romano e, più tardi, di amico. Ha un gran talento decisamente unico. Grande per molti, molti aspetti."
  • Alcuni dei tuoi brani riguardano il cristianesimo (specialmente "Mother Of Mercy", apparsa anche nella compilation "Credo In Unum Deum"). Qual è attualmente la tua opinione riguardo alla religione cristiana? Pensi che il cristianesimo possa ancora avere un ruolo importante nella società contemporanea?

    "Forse sarà di nuovo importante. Forse lo sarà quando la società inizierà a diventare più grigia. Tutte queste luci artificiali non possono negare che il mondo stia diventando sempre più cupo. Non sono un simpatizzante della chiesa evangelica americana, simile a un teatrino. La mia cristianità è più una cosa privata. C'è più silenzio, più sacralità, un atteggiamento assolutamente non moderno. Tutta questa modernità sarà sopraffatta. Il cristianesimo, così come lo intendo io, non tenta di stare al passo coi tempi o di correre dietro le innovazioni. A mio dire è forse uno degli ultimi pensieri romantici rimasti in vita."
  • Nella traccia "Palästina" sembra che tu voglia intendere questo luogo esclusivamente come un'antica roccaforte cristiana perduta molti secoli fa, e sono quindi curioso di sapere la tua opinione riguardo l'attuale situazione politica in Medio Oriente. Credi che oggigiorno questo territorio possa ancora idealmente essere rivendicato come luogo cristiano?

    "Se i palestinesi fossero un po' più intelligenti, sarei ben felice che ottenessero ciò che di fatto gli appartiene da secoli. Ma in questo conflitto gli israeliani sono a tutti gli effetti molto più astuti, ed è proprio questo il problema della Palestina, degli arabi e della situazione mediorientale. Anni fa ho cercato di fare qualcosa con loro, ma che te lo dico a fare? Sono troppo pigri e l'organizzazione non è il loro forte. Che tristezza! Sono sempre stato dalla parte dei perdenti, mi sento più vicino a loro che alla gente vincente dei nostri giorni. Ma c'è una situazione pietosa per i palestinesi, causata da una parte dalla loro disorganizzazione, corruzione e pigrizia, e dall'altra dal loro cieco fanatismo e dalla loro collera. No, per me non è importante vedere la Palestina sotto un regno cristiano."
  • In "Sacrificare" compare una nuova cover del classico dei Joy Division "Walked In Line", dopo la versione electro pubblicata nel precedente "Bellum, Sacrum Bellum!?". Perché sei così affascinato da questa canzone? Ricordo che anche i Blood Axis ne fecero una reinterpretazione vari anni fa, e i Joy Division sembrano essere una delle band più stimate dai progetti di stampo neofolk e marziale...

    "È stata una delle più massicce manifestazioni di Von Thronstahl nel periodo di 'Bellum, Sacrum Bellum!?'. Abbiamo scelto questa canzone perché suona dura, veloce, insistente e marziale. Questa nuova versione acustica è più adatta ai concerti e si fonde meglio al materiale contenuto in 'Sacrificare'."
  • Tutti i tuoi album (eccetto il mini "Sturmzeit"), nonché vari brani, hanno il titolo in latino. Perché hai scelto di usare così di frequente una lingua tanto antica?

    "Forse perché questa lingua non è in realtà solo antica. A me sembra che il latino riesca a superare i tempi e ad elevarsi sul mondo."
  • Nella traccia "God Exists" usi dei samples tratti dalla rivoluzione rumena del 1989, al tempo in cui cadde il regime di Nicolae Ceausescu. Perché hai voluto inserire proprio questo riferimento storico nel tuo album?

    "Per ciò che comporta il momento rivoluzionario. Cristianità e rivoluzione non si sono combinate bene insieme tante volte. Solo nel mondo attuale il binomio rivoluzione-cristianesimo garantisce un alto potenziale rivoluzionario in grado di muovere qualcosa. Ma ciò diventa spazzatura nel caso in cui la rivoluzione sia intesa come cristianità moderna o come chiesa democratica, che te lo dico a fare..."
  • Cosa pensi dei vecchi regimi comunisti dell'Europa dell'est? Credi che ci sia qualcosa da salvare di quel periodo?

    "Penso che il comunismo là e il capitalismo qui siano due facce della stessa medaglia. Non la mia medaglia. O forse solo un gioco di potere politico. Il comunismo sembra essere totalmente morto, ma è molto sottile anche il ghiaccio della nostra democrazia... non vorrei camminarci sopra! Guarda l'Europa dell'est, guarda Mosca: per me Putin è il più grande - se non l'unico - leader di stato intelligente, l'unico che non è una marionetta. L'unico che si è accorto di essere circondato da tanti politici occidentali pupazzi e idioti. La Russia non tornerà mai più al comunismo, non farà l'errore occidentale di diventare uno stato democratico, e Putin sa di essere molto, molto forte. La Russia gioca ad essere democratica, ma dietro quel gioco diventa sempre più forte. Il suo presidente non si atteggia come qualcuno a cui piace sentirsi amico intimo di qualche idiota parlamentare occidentale. Non è una marionetta. È questa la grande differenza."
VON THRONSTAHL
"I tempi moderni e la democrazia ci parlano di libertà, di possibilità illimitate, di libere scelte e di libertà di espressione. Ma evidentemente qualcosa non funziona quando i miei concerti vengono boicottati se dico qualcosa che non coincide col pensiero della maggioranza, o con quei circoli che creano il pensiero della maggioranza. Ciò che io faccio spiega quanto piccola sia la gabbia della libertà."
(Josef K.)

  • Nel tuo album ci sono vari riferimenti all'identità occidentale: quali valori ritieni siano racchiusi in queste due parole? Pensi che stiamo perdendo il senso della nostra identità e delle nostre tradizioni?

    "Alla fine dei conti, per me è importante sentire lo spirito e la cultura del luogo in cui sono nato: la mia casa e il mio cuore sono l'Europa, e questo mi dà forza. Ne sono orgoglioso. È bello sentir parlare di tradizione e identità, ma non è facile avere queste idee nei disgustosi tempi moderni. È una specie di apocalisse. Ritengo comunque che un ottimo cappuccino in una bella località europea possa darmi molto più di qualche discussione o parola di destra. Oggigiorno non c'è più tanto da dire in merito, ma solo da sentire e da conservare in silenzio."
  • In che modo è nata la tua etichetta Fasci-Nation Recordings e perché hai usato un nome così ironico e controverso? Puoi dirci qualcosa riguardo i prodotti della label e se alcune release sono ancora disponibili?

    "L'etichetta serve maggiormente per pubblicare roba limitata. Per me, tedesco che vive in Germania, era importante mostrare al pubblico alcune differenze: la mia vera paura è che in trent'anni qualcuno possa riconoscermi come democratico, così devo fare un sacco di cose affinché nessuno mai mi associ al parlamentarismo e alla democrazia."
  • Anche il merchandise sembra avere un ruolo importante per te: a cosa ti sei ispirato per creare il logo e le immagini che appaiono nelle magliette e negli oggetti di Von Thronstahl?

    "Oh no, non abbiamo molto merchandise. Abbiamo molte idee, quelle sì, ma non c'è tempo per realizzarle. Sono affascinato dallo stile fascista, ha un taglio perfetto."
  • Attraverso la tua label hai anche prodotto due CD intitolati "Canzoniere Fascista", ovvero delle raccolte di classici inni del ventennio...

    "Oh no, ne ho solo comprato uno stock al Lago di Garda e li ho rivenduti attraverso il mio mailorder."
  • Ok, tutto chiaro. Ma cosa ti affascina della vecchia musica fascista? C'è qualche brano in particolare a cui sei legato?

    "È grande musica! La differenza con la musica militare tedesca di quest'area risiede nel fatto che gli inni italiani sono più vicini al popolo e alla vita di strada."
  • Quali sono i futuri progetti della tua etichetta Fasci-Nation Recordings? Hai intenzione di produrre nuovi gruppi?

    "No, in futuro avrò tempo solo di lavorare al mio nuovo album, che sarà realizzato dall'etichetta inglese Cold Spring. Ho molte altre cose da fare che non hanno nulla a che vedere con la musica, a cui dedico solo quattro ore a settimana. Non molto."
  • I brani di Von Thronstahl sono apparsi in vari tributi dedicati a personaggi storici e artistici (come Corneliu Codreanu, Leni Riefenstahl, Josef Thorak, Julius Evola, Hermann Hendrich, Georg Kolbe, e forse me ne sto anche dimenticando qualcuno...): quanto e perché questi nomi sono importanti per te?

    "Perché sono stati dei grandi artisti. Perché l'arte di queste menti non è qualcosa di semplice e non è nemmeno ispirata dalla democrazia. Anche l'arte di Michelangelo o di Leonardo Da Vinci non ha nulla a che fare con la democrazia, e ciò l'ha resa eterna."
  • L'introduzione al libretto di "Sacrificare" è affidata a due sentenze di De Maistre e Van Den Bruck: puoi spiegarci il significato e il valore delle due frasi, considerando che sono stampate in tedesco?

    "Non è assolutamente facile spiegare quelle frasi nel mio pessimo inglese, ma credetemi, il cancelliere tedesco Angela Merkel non condivide l'opinione di De Maistre e Van Den Bruck."
  • Il testo della traccia "Molti Piu Onore" è basato su due celebri massime fasciste: "molti nemici, molto onore" e "boia chi molla". Come mai hai scelto di usare frasi tanto audaci quanto (forse) pericolose?

    "Perché il pericolo è molto più interessante della conformità, e ciò è quel che il mondo e i tempi richiedono da me. È un altro passo verso quella direzione che segna la mia distanza da Angela Merkel, dalle votazioni, dalla modernità."
  • Pensi che una posizione ideologica ben definita ti possa causare (o forse ti ha già causato) problemi tipo concerti boicottati, minacce e roba simile?

    "I tempi moderni e la democrazia ci parlano di libertà, di possibilità illimitate, di libere scelte e di libertà di espressione. Ma evidentemente qualcosa non funziona quando i miei concerti vengono boicottati se dico qualcosa che non coincide col pensiero della maggioranza, o con quei circoli che creano il pensiero della maggioranza. Ciò che io faccio spiega quanto piccola sia la gabbia della libertà."
  • È ben nota la tua simpatia per l'era fascista e per Benito Mussolini: cosa ti affascina di questa controversa figura storica? Qual è la tua personale opinione riguardo il periodo fascista in Italia?

    "Sono sempre stato affascinato dai perdenti e dagli eroi tragici sin da quando lessi da giovane 'Don Chisciotte'. Non voglio legarmi ad una corrente di destra quando la destra tedesca è in grado di vincere, sono di destra perché amo i perdenti. Guarda quanto sono sgradevoli i vincitori: la loro breve vita non vale la metà del carisma dei perdenti, degli eterni perdenti. Alla fine devo perdere tutto per vincere in eterno. Tantissimi politici e pensatori di destra sono stati, sono e saranno dei tragici perdenti, ma lo spirito che c'è dietro non è sbagliato. Tutt'altra questione è invece l'incapacità."
  • Come è nato il tuo interesse per il fascismo?

    "Probabilmente è nato perché mi ero stufato di tutte le false promesse che caratterizzavano il colorato mondo che avevo intorno e perché non sopportavo più i grigi sorci che regnavano in stile Disneyworld."
  • Cosa è rimasto oggi del ventennio cui tanto spesso fai riferimento?

    "Oggigiorno non è rimasto molto di quel periodo, eccetto alcuni pensieri e un po' di tristezza da provare davanti a un cappuccino sotto un chiaro cielo blu. Oggi la destra e il fascismo sono per lo più relazionabili al cattivo gusto, alla birra, alla violenza e a politici stupidi. Ho fatto molte esperienze politiche contando di mantenermi distante dai movimenti della destra. E riguardo a gente come Berlusconi, posso dire che indossa abiti molto belli, ma non mi fiderei di lui! È apocalittico!"
VON THRONSTAHL
"Non voglio legarmi ad una corrente di destra, sono di destra perché amo i perdenti. Guarda quanto sono sgradevoli i vincitori: la loro breve vita non vale la metà del carisma dei perdenti, degli eterni perdenti. Alla fine devo perdere tutto per vincere in eterno. Tantissimi politici e pensatori di destra sono stati, sono e saranno dei tragici perdenti, ma lo spirito che c'è dietro non è sbagliato."
(Josef K.)
  • Per l'ultima domanda ti chiedo di essere profetico: cosa si dirà di Von Thronstahl tra dieci anni?

    "Hanno fatto grande musica e avevano idee inusuali!, forse. Oppure "VON che???". Oppure: 'condizione obbligatoria: ESSERE EUROPEI o TEDESCHI!'."

http://www.vonthronstahl.de/

http://www.coldspring.co.uk/

Strategia della manipolazione delle masse nei Paesi Democratici

Vi invito all lettura e soprattutto alla riflessione su questo post nel quale propongo una lista elaborata dal linguista Noam Chomsky definita "10 Strategie della Manipolazione" dalla quale si evince la presenza occulta del Grande Fratello sopra le nostre coscenze e che vuole fare dell'uomo contenporaneo un gregge di pecore mute e sorde. 
IL TRADIZIONALISTA


1-La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale  è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza.
Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3- La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
4- La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.
Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.
7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.
“La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".
8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...
9- Rafforzare l’auto-colpevolezza.
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti  è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!
10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.

FONTE http://theinternationalcoalition.blogspot.it/2011/07/noam-chomsky-top-10-media-manipulation_08.html

26 Luglio - Festività di Sant'Anna


La chiesa celebra oggi la memoria liturgica di Sant'Anna protettrice delle partorienti.
Molto antica è la devozione dei tarantini, la cui radice risiede nel Borgo Antico e dove i festeggiamenti sono organizzati dalla Pia Associazione delle Ancelle di Sant'Anna. Fino agli anni '50 del secolo scorsole partorienti e le nonne si riunivano nella piccola chiesa , in Vico Civitanova, per pregare per l'intera giornata davanti alla statua della santa.
In ogni casa, sul comò della camera da letto si trovava una statuina di Sant'Anna sotto una campana e le nostre nonne e le gestanti rivolgevano preghiere popolari in dialetto.





“Sand'Anna mea, Sand'Anna, Prengepess' e Signura granne,
Sand'Anne de l'udienze, mitte recchie e damme adenzie.
(...)
M'arraccumanne a Te,
gemme de vise:
'u viandande cu' no' veje lundande,
'u marenare cu' no' tocche 'u funne.
Sand'Anne meje, la donna parturiende sarve da pene e turmiende”.

IL TRADIZIONALISTA

Foto: Portodimarebis 
http://www.portodimarebis.com/2011/07/avviso-la-festa-di-mamma-santanna.html

giovedì 25 luglio 2013

25 luglio 1943. L’inizio del tramonto della nazione


Vi invito ad avere pazienza  a leggere questa ricostruzione dei fatti di quel Luglio 1943. Una storia vista da un'altro punto di vista rispetto a quello che ci hanno fatto studiare sui libri di scuola. Una storia di inganni e di tradimenti, che portò l'Italia dal 25 luglio all'otto settembre al suicidio dello Stato Nazionale italiano.   
Giorni in cui si vide un re, che dal Fascismo aveva avuto tre corone e accrescere in prestigio e splendore, rinnegare d'un tratto vent'anni di storia.
Si vide un soldato, che durante il ventennio era stato dal Fascismo nominato ambasciatore, governatore, capo di stato maggiore generale, Maresciallo d'Italia, marchese del Sabotino, duca di Addis Abeba, assumere il potere con lo scopo di distruggere immediatamente il Fascismo.
Si videro uomini che dal Fascismo erano stati portati ai più alti onori e alle massime responsabilità, che tutto ripetevano da Mussolini, senza il quale sarebbero stati oscuri numeri nella massa, tradire il loro Capo.
Si videro capitalisti, che dal Regime avevano avuto la pace sociale e la tranquillità dei loro averi, far parte della congiura e aprire al nemico le porte d'Italia.
Si videro gli anglo - americani far credere agli italiani, che l'Inghilterra, l'America e la Russia non stessero facendo la guerra all'Italia, ma al Fascismo, offrendo all'Italia una vaga promessa di generosità.
 IL TRADIZIONALISTA
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Sono passati 70 anni da quando l'Italia fu gettata nel baratro. Perché, se l'otto settembre segna la data nefasta dell'ignominioso armistizio, del tradimento del'alleato, dello sfacelo delle forze armate, della disgregazione totale dello Stato, il 25 luglio rappresenta l'inizio di quel che avvenne 45 giorni dopo.
Quest'infausta data non fu altro che una gravissima crisi in cui egoismi, sordi rancori, obliqui interessi personali e materiali tentarono, sacrificando ignobilmente la Patria, di prevalere sugli interessi vitali della Nazione e sui diritti fondamentali del popolo italiano.
Al centro della congiura, ci fu la corona. Come Vittorio Emanuele stesso aveva dichiarato ad un giornale americano, egli voleva "farla finita col Fascismo".
E' molto probabile che pensasse di salvare il regno, vista la difficoltà con cui abdicò molto tempo dopo, consigliato dallo stesso Benedetto Croce e da tutti i rappresentati del governo Bonomi.
Tuttavia, gli stessi nemici lo avevano categoricamente ammonito che le sorti della monarchia fossero inscindibilmente connesse con quelle del Fascismo.
In un volume di circa 800 pagine, minuziosamente informato su La Chiesa e lo Stato nell'Italia fascista, un ben noto Professore dell'Università di Dublino dell'epoca, D.A. Binchy, aveva affermato l'anno precedente: "Aderendo alla politica dell'Asse e alla guerra a fianco della Germania, Casa Savoia ha dimostrato la sua convinzione di dover seguire la sorte del Regime fascista. il re e suo figlio non possono sperare di sopravvivere sia pure di cinque minuti, a Mussolini".
Ma poco prima del 25 luglio gli anglo - americani avevano insinuato nell'animo di tanti italiani, facilmente disposti a dimenticare la secolare perfidia britannica, che l'Inghilterra, l'America e la Russia non stessero facendo la guerra all'Italia, ma al Fascismo, e le più rosee speranze potevano essere concepite, le più serene prospettive potevano aprirsi per il popolo italiano.
Così, una catena di inganni e di tradimenti si creò, tra i nemici, la monarchia, lo stato maggiore, un gruppo di gerarchi fascisti, alcuni ceti plutocratici. Ed essa portò al 25 luglio e da lì all'otto settembre.
Tutti furono atrocemente ingannati dal nemico, tutti si ingannarono e si tradirono a vicenda, ciascun gruppo sperando di salvare se stesso, incurante del destino degli altri, e tutti insieme assolutamente sordi ad ogni richiamo della Patria.
Come ha ricordato poche settimane fa, in uno speciale sul Corriere della Sera circa il 25 luglio Paolo Mieli, portando tre testimonianze di protagonisti del 25 luglio, poi sopravvissuti, ognuno di loro aveva sentito il bisogno di tornare a Roma per partecipare a quella riunione, quasi sentisse una voce misteriosa che li comandasse. Salvo poi purtroppo trattarsi di un suicidio inconsapevole dell'intera nazione.
Si vide così un re, che dal Fascismo aveva avuto tre corone, il titolo di imperatore e di re d'Albania, e che solo per virtù di quella forza politica aveva potuto mantenere saldo - e accrescere in prestigio e splendore - il torno già pericolosamente vacillante dopo la guerra vinta a beneficio altrui, rinnegare d'un tratto vent'anni di solidarietà, di legami intimi, di gratitudine ripetutamente e apertamente manifestata al Regime Fascista, gettando alle ortiche Mussolini come un'insopportabile zavorra.
Si vide così un soldato, che durante il ventennio era stato dal Fascismo nominato ambasciatore, governatore, capo di stato maggiore generale, Maresciallo d'Italia, marchese del Sabotino, duca di Addis Abeba, assumere il potere con lo scopo di distruggere immediatamente il Fascismo, consegnare Mussolini al nemico, tradire l'alleato con il quale aveva fatto combattere le forze armate italiane.
E - cosa incredibile per un militare - precipitarsi a chiedere non l'onore di risollevare con le armi, combattendo fino all'ultimo le sorti della Patria in guerra, ma l'onore della resa a discrezione, la capitolazione senza condizioni, cioè l'atto che per chiunque sarebbe stato un castigo indicibile, e che per un soldato, coi titoli nobiliari vantanti, sarebbe stato più grave della morte.
Si videro così uomini che dal Fascismo erano stati portati ai più alti onori e alle massime responsabilità, che tutto ripetevano da Mussolini, senza il quale sarebbero stati oscuri numeri nella massa, tradire il loro Capo, abiurare al loro giuramento, mancare ai loro doveri verso la Patria, verso il popolo, verso sé medesimi e farsi strumento della trista congiura, fornire al re il pretesto "costituzionale" di "farla finita col Fascismo".
Si videro capitalisti, che dal Regime avevano avuto la pace sociale e la tranquillità dei loro averi, clero, che solo da Mussolini aveva visto finalmente riconciliati, Stato Maggiore che dal Fascismo era stato ricreato dopo il misconoscimento del dopoguerra, far parte della congiura e aprire al nemico le porte d'Italia, perché, come la documentazione contenuta nella Storia di un anno dimostra inoppugnabilmente come si sia voluto il nemico in casa, ci si sia lasciati invadere in Sicilia dalle truppe angloamericane per abbattere il Fascismo.
Tanto è accaduto il 25 luglio di 70 anni fa.
Il popolo italiano può comprendere ancora oggi i risultati di quella tragica data, che non fu solamente un tradimento nei confronti di Mussolini e al Fascismo, ma come i terribili eventi hanno poi dimostrato, fu un qualcosa di perpetuo ai danni del popolo, che ha visto le sue terre e le sue case devastate dagli orrori delle guerra fratricida, le sue conquiste, le sue speranze, il suo avvenire distrutti, il suo onore calpestato, la sua unità nazionale, in un secolo di Risorgimento raggiunta, spezzata, tutto il suo territorio occupato dal nemico a sud, dall'alleato a nord, la sicurezza della sua esistenza che riposava sullo Stato e sulle Forze armate, finita, il caos, l'odio, la miseria, l'abisso prendere il posto di quell'Italia il cui volto materiale e morale era stato trasformato nei venti anni dal Regime e che veniva ammirata dal mondo intero.
I responsabili del 25 luglio, coscienti o meno, compirono un crimine di lesa Patria che non ha eguali nella nostra storia, salvo la riunione del Panfilo Britannia.
Essi consegnarono l'Italia, mani e piedi legati, al nemico, il quale aveva voluto la testa del Fascismo, per ottenere quella dell'Italia.
Il nemico sapeva infatti, più e meglio di noi, che il Fascismo rappresentava la forza più temibile della Patria, e solo abbattendolo si poteva avere ragione dell'Italia. Ciò è stato evidenziato anche nel libro «Husky», di Casarrubea & Mario J. Cereghino, appena dato alle stampe con documenti segreti.
Ed è giusto ricordare anche quanto scriveva il Corriere della Sera il 4 agosto 1943, durante l'amministrazione badogliana, subito deluso dalla terribile piega che gli avvenimenti stavano prendendo, dopo l'incosciente euforia dei primi momenti: «i nemici andavano ripetendo che essi facevano la guerra al Fascismo e non all'Italia. Il Fascismo è caduto - che cosa hanno allora offerto all'Italia? Nulla, fuorché una vaga promessa di generosità, logoro "guanto di velluto" sopra il pugno di ferro della "resa incondizionata" non del Governo e dell'Esercito soltanto, ma dell'Italia. L'Italia ai piedi del vincitore, disfatta e anelante nell'attesa di una sentenza di cui non le è concesso misurare il peso e limitare l'estensione. I nemici vogliono l'Italia. L'Italia non più fascista, l'Italia arresa a discrezione, disonorata dalla fuga verso le ginocchia del nemico trionfante e di questo disonore compensata, non già con quel sollievo fisico che si concede sprezzantemente ai più deboli, ma con un atroce ricrudimento di tutte le sue sofferenze. Il nemico ci vuol consegnare fiaccati e avviliti alla storia perché i nostri figli e quelli che verranno da loro abbiano a vergognarsi di noi e aggravare la nostra memoria del male commesso con una resa incondizionata».
Questo, che gli stessi avversari del Fascismo così lucidamente prevedevano doveva accadere per opera del re e di Badoglio un mese dopo. Le clausole dell'armistizio che il Governo di Bonomi rivelava al popolo italiano, potava all'ignominioso otto settembre.
Furono gli stessi antifascisti, i "più bei nomi" del fuoriuscitismo italiano in America, alcuni dei quali già muniti di cittadinanza americana, che comunicarono quali fossero gli scopi e quali fossero stati i risultati dell'armistizio "elargito" dagli angloamericani al nostro Paese.
Basti leggere la rivista dell'epoca Life, per leggere le firme dei vari Toscanini, Salvemini, Borgese, e capire già in quel momento quanto fossero eloquenti quelle parole: «Da qualche tempo è attesa una dichiarazione nella quale la Gran Bretagna smentisca ufficialmente le voci che l'Ammiragliato britannico, sotto il pretesto del separatismo regnante in Sicilia, spinge l'Inghilterra ad assumersi il controllo della Sicilia. La Sicilia è più italiana di quanto la Scozia e il Galles non siano inglesi. Inoltre si richiede una dichiarazione, nella quale si dica che la Gran Bretagna e gli Stati Uniti non intendono separare territori e città dall'Italia, come sarebbe il caso di Trieste».
Peccato che il diktat del 10 febbraio del 1947 separerà definitivamente l'Istria, parte della Dalmazia, Fiume e il Carnaro all'Italia.
Quanto alle terre dell'ex Impero Italiano in Africa, il documento del Life dichiarava che l'Italia vi avrebbe rinunziato a patto che anche gli altri Stati coloniali avessero fatto altrettanto nei riguardi dei propri possedimenti, da porsi tutti sotto il controllo di una consociazione internazionale.
E il manifesto, concludeva: «Al popolo italiano non è stato dato nulla e non è stato promesso nulla, eccetto il sarcasmo unito alla schiavitù. In fondo l'Italia è la vittima che deve pagare ogni cosa. All'Italia è stato imposto un armistizio così vergognoso che le parti contraenti hanno accettato di tenerlo nascosto al pubblico. Le ceneri della vergogna sono state sparse sui resti di una Nazione. Per lungo tempo noi sperammo che la morte del Fascismo significasse la vita dell'Italia. Ora l'Italia sta morendo».
Il fatto che l'antifascismo lo abbia riconosciuto, è pur sempre cosa positiva.
Tuttavia, l'essere gli esecutori materiali della scomparsa dell'Italia e del suo Stato, nonché del suo ruolo del mondo è una macchia incancellabile nei secoli, per la quale ogni perdono è impossibile. E che cosa avrebbero poi guadagnato, gli esecutori di questo 25 luglio? Il re perse la corona, e al luogotenente del figlio non rimasero che le briciole di pochi giorni.
I traditori del Gran Consiglio scapparono, furono condannati in contumacia e altri furono processati a Verona.
Lo Stato Maggiore finì con lo sfacelo conseguente alle nefande condizioni armistiziali.
Plutocrazia, clero e altri si profilarono dietro la figura di Bonomi. Nonché l'agente di Stalin, Togliatti, il quale giunse in Italia sapendo perfettamente ciò che voleva, essendo uno dei pochi ad avere ai suoi ordini un partito organizzato ed armato.
Il popolo, tuttavia, comprese subito dopo le finte manifestazioni di giubilo dopo il 25 luglio, quali fossero stati gli amarissimi frutti del colpo di Stato.
Unico peccato, che non lo comprendano oggi, 70 anni dopo, vista la situazione, tragica altrettanto. 

Fonte
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22153


mercoledì 24 luglio 2013

La mia visione del Mondo (In piedi tra le rovine)

 
Siamo parte di un mondo che, così com'è, mi appare come  destinato ad un lungo e triste declino. Gli esseri umani sono sempre più guidati dal consumismo e dalla logica del Modernismo.
L'Uomo, il cui regresso spirituale è ormai ai massimi storici, è quotidianamente monitorato, previsto, controllato. Si sente libero da ogni Autorità e da ogni appartenenza, e la sua sola preoccupazione diventa il soddisfacimento di sé stesso, visto che ormai anche la famiglia, intesa in senso originario e  tradizionale,  è frequentemente superata e rinnegata.

Di fronte a questo virus positivista, che infesta le vite dell' uomo di oggi, il Blog del Tradizionalista si espone nel tentativo di dare vita  a  brevi considerazioni su svariati argomenti, che abbiano in comune tra loro un solo denominatore: il caos contemporaneo. Nel tentativo, che non definiremo riuscito a priori, poichè lasciamo l' ardua sentenza ai frequentatori, compiremo una informazione quanto più possibile alternativa, in maniera spero mai saccente.

E' un mondo, questo,  che ha scelto di tagliare i ponti con tutto ciò che era passato ed è Tradizione, facendo strada ad una mentalità consumistica e capitalistica e tutto ciò che conta sono la produzione ed i profitti che porta con sé. Valori, emozioni, insegnamenti, esempi di vita, Riti antichi e millenari saperi, (tramandati di padre in figlio), non portano profitto economico e dunque vengono lasciati nel dimenticatoio, o, al più, modificati.
L'uomo moderno ha scelto di barattare, più o meno consapevolmente, millenni di storia e di Tradizione con quelle idee progressiste che non hanno fatto altro che tapparci gli occhi e mettere a tacere qualsiasi capacità critica, qualsiasi scrupolo di coscienza. Ci hanno impedito di sognare cose più grandi e più alte del misero bene di consumo.
Ci hanno detto che siamo tutti uguali e che abbiamo gli stessi diritti; che la famiglia tradizionale (Padre -Madre -Figlio)  ormai è superata; che la Storia che ci hanno propinato è stata scritta dai vincitori.
Ci hanno detto che appartenere ad uno Stato e ad una Nazione significa apporre, di tanto in tanto, una crocetta su una tessera elettorale; ci hanno detto di scegliere tra il diritto al lavoro e il diritto alla vita; sono riusciti addirittura a farci credere che quei quattro denari con cui dobbiamo affrontare il mese sono grazia dal cielo, mentre  ci è stato fatto credere (e sono riusciti nell' impresa di convincerci) che la vita, il lavoro, la casa,la dignità, sono il diritto di pochi e non di ogni uomo sulla Terra.
 Adesso anche la pancia è miseramente vuota, e l' anima la segue a ruota.
E, in tutto ciò, anche la Chiesa ha giocato il suo ambiguo ruolo.
Successivamente  al Concilio Vaticano II, con la scusa del dialogo come metodo di un possibile l’incontro tra gli uomini, al di là di ogni credo o appartenenza, anch'essa ha abbracciato la tesi del Relativismo, mostrando col tempo tutte le sue storture.

 Il completo disastro, il fallimento del capitalismo nelle democrazie occidentali,  credo sia sotto gli occhi di tutti noi.
Tuttavia, non è ancora detta l'ultima parola. C'è ancora una speranza, ossia riscoprire l'identità culturale; riscoprire e ri-valorizzare la nostra Cultura, le nostre Radici, la nostra TRADIZIONE.  Difenderci contro chi a tutti i costi da chi vuole cambiare regole e antichi modi di fare.

Tradizione intesa non come il culto del passato, di ciò che è estinto, ma come ciò che fa leva  sullo spirito della Tradizione, nella forma mentis, tramandata dai nostri antichi Padri. Valori, usi, costumi. Riscoperta del Sacro.

Dobbiamo cominciare a costruire il mito "dell'Uomo dritto tra le rovine", dobbiamo ritrovare l' uomo forte, tenace, consapevole dei propri mezzi, orgoglioso del proprio passato e fiducioso per il futuro, figlio dei suoi padri e amanti del suo Territorio. Urge scegliere una strada diversa  da quella già intrapresa; quella strada che ci fa procedere tutti, incespicando, in un cammino che non porta ad una mèta, ma riporta solo ingannevolmente indietro. Quella strada che i pochi vogliono imporre ai tanti, per renderci schiavi e sempre più facilmente manipolabili.
Solo così avremo la speranza di rimanere in piedi mentre tutto frana, dentro e attorno a noi.

IL TRADIZIONALISTA