giovedì 20 febbraio 2014

Ritorno a Camelot - Per la difesa dei nostri Riti



Non sono nuovo a schierarmi nella difesa dei Riti della Settimana Santa a Taranto, da ogni forma di attacco che, puntualmente, ogni anno subiscono da chi non si sottrae ad ogni manifestazione possibile di sfruttamento della  devozione popolare.
 Già nel 1999, con lettera al Corriere del Giorno, IlTradizionalista si scagliò contro l'ingerenza di Botteghe Aperte durante i Riti; nel 2007, sul sito dello Sdanghiere mi dissi contrario al Festival di Pasqua e contro un emblema errato di inevitabile “Sagra Paesana”. In fondo, sono questi i contorni dell’immagine che definiamo, proprio in quei giorni, quando, in barba alla meditazione contemplata ed invocata, la Madonna percorre il pendio dietro la profana scenografia di  grigliate  di salcicce e dozzine di bottiglie di birra, e  il pellegrinaggio dei confratelli e dei fedeli col sottofondo mondano e stonato di una pizzica dietro l’altra.
Quest'anno, invece, ci troviamo a sentir parlare del cosiddetto "Mysterium Festival".

Mi basterebbe fare il copia e incolla di questi due articoli per dimostrare che nulla è cambiato in città e per nulla è cambiata nella mia posizione.
I nostri riti sono nati dalla Fede e devono rimanere espressione di Fede e le Congreghe che gelosamente custodiscono queste tradizioni devono adoperarsi affinchè i Riti della Settimana Santa  esprimano la Fede che il popolo credente, si sa, vuole vedere manifestata, sì, ma non enfatizzata da eventi spettacolari.
Le Confraternite che facciano argine, non seguano, quindi, la via che porta ad esternazioni di folklore e spettacolo, perchè sostanzialmente sarebbe come impoverire lo spirito, violare il significato più intimo di queste tradizioni, alimentando peraltro le già numerose critiche che le accompagnano.

A noi confratelli tutte queste cose non ci appartengono, una volta indossata la nostra mozzetta, faremo scudo a tutto ciò con il nostro cappuccio, e poco importerà di ciò che ci circonda,  presi dalla magia del momento e dall’infinita devozione con la quale ci apprestiamo a vivere i Riti della Settimana Santa, ma questo non significa che la situazione sopra descritta, che viene ripetutamente a crearsi ormai ogni anno, non desti in cuor nostro profondo disappunto.
Dobbiamo tornare alla memoria storica delle nostre radici, che sono ben piantate in terra e non geleranno mai,  una sorta di Ritorno a Camelot, quando nei giorni della Settimana Santa, in città aleggiava quell’aria di mestizia e lutto per Nostro Signore, quando i nostri genitori "...ovattavano i battenti dei portoni delle case, ricoprivano gli zoccoli dei cavalli con gli stracci per evitare il rumoroso calpestio sulle antiche "chianghe", allentavano i campanelli delle biciclette affinchè non suonassero, per non parlare delle radio che rimanevano spente. Tutto questo perchè era la settimana santa... E quel silenzio quel raccoglimento serviva per partecipare e rivivere più intensamente la Passione e Morte di Nostro Signore".
Se la nostra città sarà fedele a questa memoria storica, se resteremo fedeli  alla memoria di questi Riti, non staremo a ricordare semplicemente il passato come qualcosa di irreversibilmente lontano, ma vivremo il presente di questa storia, un presente ancora più vivo , che ci condurrà ad essere migliori. Uomini e tarantini di oggi:  il volto credente di questa città.