Non sono nuovo a schierarmi nella difesa dei Riti
della Settimana Santa a Taranto, da ogni forma di attacco che, puntualmente, ogni
anno subiscono da chi non si sottrae ad ogni manifestazione possibile di
sfruttamento della devozione popolare.
Già nel 1999,
con lettera al Corriere del Giorno, IlTradizionalista si scagliò contro l'ingerenza di Botteghe Aperte durante i Riti; nel 2007,
sul sito dello Sdanghiere mi dissi contrario al Festival di Pasqua e contro un emblema errato di
inevitabile “Sagra Paesana”.
In fondo, sono questi i contorni dell’immagine che definiamo, proprio in quei
giorni, quando, in barba alla meditazione contemplata ed invocata, la Madonna
percorre il pendio dietro la profana scenografia di grigliate
di salcicce e dozzine di bottiglie di birra, e il pellegrinaggio dei confratelli e dei
fedeli col sottofondo mondano e stonato di una pizzica dietro l’altra.
Mi basterebbe fare il copia e incolla di questi due
articoli per dimostrare che nulla è cambiato in città e per nulla è cambiata
nella mia posizione.
I nostri riti sono nati dalla Fede e devono rimanere
espressione di Fede e le Congreghe che gelosamente custodiscono queste
tradizioni devono adoperarsi affinchè i Riti della Settimana Santa esprimano la Fede che il popolo credente, si
sa, vuole vedere manifestata, sì, ma non enfatizzata da eventi spettacolari.
Le Confraternite che facciano argine, non seguano, quindi, la via che
porta ad esternazioni di folklore e spettacolo, perchè sostanzialmente sarebbe
come impoverire lo spirito, violare il significato più intimo di queste
tradizioni, alimentando peraltro le già numerose critiche che le accompagnano.
A noi confratelli tutte queste cose non ci
appartengono, una volta indossata la nostra mozzetta, faremo scudo a tutto ciò con
il nostro cappuccio, e poco importerà di ciò che ci circonda, presi
dalla magia del momento e dall’infinita devozione con la quale ci apprestiamo a
vivere i Riti della Settimana Santa, ma questo non significa che la situazione
sopra descritta, che viene ripetutamente a crearsi ormai ogni anno, non desti
in cuor nostro profondo disappunto.
Dobbiamo tornare alla memoria storica delle nostre
radici, che sono ben piantate in terra e non geleranno mai, una sorta di Ritorno a Camelot, quando nei
giorni della Settimana Santa, in città aleggiava quell’aria di mestizia e lutto
per Nostro Signore, quando i nostri genitori
"...ovattavano i battenti dei portoni delle case, ricoprivano gli zoccoli
dei cavalli con gli stracci per evitare il rumoroso calpestio sulle antiche
"chianghe", allentavano i campanelli delle biciclette affinchè non
suonassero, per non parlare delle radio che rimanevano spente. Tutto questo
perchè era la settimana santa... E quel silenzio quel raccoglimento serviva per
partecipare e rivivere più intensamente la Passione e Morte di Nostro
Signore".
Se la nostra città sarà fedele a questa memoria
storica, se resteremo fedeli alla
memoria di questi Riti, non staremo a
ricordare semplicemente il passato come qualcosa di irreversibilmente lontano,
ma vivremo il presente di questa storia, un presente ancora più vivo , che ci
condurrà ad essere migliori. Uomini e tarantini di oggi: il volto credente di questa città.